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Immagine del redattorePier Paolo Perisotto

Covid 19 e nuove abitudini. Come si riflettono sui nostri cani?

Il Covid 19 non è stato, per tutti noi, solo uno tsunami dal punto di vista sanitario: la sua onda d’urto ha stravolto la nostra vita obbligandoci a modificare la routine quotidiana cui eravamo abituati, eliminando gesti ed attività date per scontate (abbracciare, stringere la mano, prendere un caffè al bar, gestire i rapporti con i Soci del Centro Cinofilo…..). Ad aggiungere danno alla beffa la considerazione, realistica, che questo “terremoto” nelle nostre vite, nel migliore dei casi, durerà perlomeno per tutto il tempo che sarà necessario a trovare un vaccino e sperimentarlo, vale a dire un anno e mezzo e forse più. Verosimilmente in questo periodo le nostre abitudini saranno stravolte in ogni campo. E fin qui le brutte notizie. La mia maniacale ostinazione di voler trovare sempre qualcosa di positivo in ogni situazione (ricordo di quando strappavo un sorriso agli Oncologi dell’IFO di Roma, elencando i “benefici” della chemioterapia cui mi stavano sottoponendo, primo tra tutti il risparmio economico nell’acquisto di creme da barba e lamette unitamente a quello del non dovermi recare mensilmente dal Barbiere) mi ha regalato una chiave diversa di lettura del tempo, dei rapporti sociali, del lavoro, e dell’osservazione di ciò che sta accadendo intorno a me: per deformazione professionale, ovviamente la mia attenzione si è concentrata sui cani e sulle “nuove” relazioni con i loro proprietari.

Ovviamente, in questo periodo, ossequioso ed osservante delle norme sulle distanze sociali e sul divieto di movimento (ho la doppia aggravante dell’età e dell’essere un paziente oncologico) non posso far altro che osservare dalla mia veranda l’andirivieni di coloro che, per una giusta causa (spero) continuano ad andare in giro e non ho potuto fare a meno di osservare una cosa assai strana: al di là di coloro che si muovono per ragioni di lavoro, e di tutti coloro che hanno rispolverato da chissà quale baule dei ricordi le più improbabili tutine sportive riscoprendosi, improvvisamente, podisti da fondo (che spettacolo !), sono apparsi cani che mai avevo visto in precedenza. Preferendo nella mia vita di tutti i giorni relazionarmi più con gli animali che con gli esseri umani (soffro di una sorta di misantropia acuta che si sta aggravando con la vecchiaia), ho un certo “occhio” ed una memoria eidetica (pari a quella di Sheldon Cooper) per i cani……vi assicuro di non averli mai visti prima e così numerosi nei pressi di casa mia. Penso di poter dire, a ragion veduta, che molti di questi nuovi “passeggiatori” siano tra la schiera di quelli che finora sostenevano che il cane non lo portavano mai a passeggio poiché “tanto ha un giardino grande a disposizione, perché mai lo dovrei portare in giro?”. La non abitudine a passeggiare di tali soggetti (proprietari e cani), è ben chiara ed evidente osservando l’impaccio con il quale si muovono: i cani sembrano essere stati proiettati in un mondo “sconosciuto”, avverso il quale mostrano una ovvia curiosità mista ad una sorta di “timore” per la novità che li coinvolge. I proprietari, di contro, mostrano tutti i limiti conoscitivi (ovvi) nella gestione dei loro amici a 4 zampe; curioso osservare che questi non sono mai soli….c’è sempre un amico che li accompagna in questa sorta di nuova avventura e, quasi mai, nel rispetto delle distanze sociali dettate dalle vigenti norme. In buona sostanza, ad essere cattivo (come sono del resto) potrei pensare che queste passeggiate non sono determinate tanto dal voler dedicare un po’ del proprio tempo libero (che ora appare smisuratamente tanto) al proprio fedele compagno, ma piuttosto alla soddisfazione di una propria esigenza di “aria” durante questo periodo di segregazione e di scambiare quattro chiacchiere con l’amico accompagnatore. A pensar male si fa peccato ma a volte….ci si indovina! La sensazione è che anche rete, attraverso i Social se ne sia resa conto: mi piace inserire in questa mia breve dissertazione sull’argomento un’immagine (che vale mille parole come si dice) “rubata” dal sito “facciabuco.com” che racchiude tutto l’espresso in merito.


Ovviamente come ogni medaglia, c’è anche il rovescio della stessa: proprietari che, per questioni di lavoro non possono proprio dedicare, di norma, molto tempo ai propri pelosi nonostante lo desiderino ardentemente. Per questi il Coronavirus è stata una panacea (ovviamente non nel senso sanitario): finalmente possono dedicarsi al loro compagno a 4 zampe come vorrebbero…..e giù di passeggiate più frequenti, corse in spiagge e parchi (quando ci si poteva accedere) o in pineta o su campi erbosi. Ma anche questo non è sufficiente a soddisfare la voglia di relazione col proprio cane di queste persone; e quindi giù con giochi, improvvisate sfide sui Social, volte a dimostrare l’abilità del proprio amico. Ovviamente, in tutto questo, alla goduria del proprietario, non possiamo non annotare ed aggiungere una certa soddisfazione da parte dei 4 zampe. Un cambiamento di vita improvviso, imprevisto, ma eccezionalmente gratificante per loro. Cambiamento….appunto. Penso e rimugino coi miei pensieri a cosa accadrà non appena questa situazione tornerà (si spera) alla normalità, se così la si può chiamare. Tutti torneranno ad affaccendarsi, freneticamente, nelle loro faccende. Lavoro, scuola per i bimbi, palestra, aperipranzo, apericena, discoteca….e chi più ne ha più ne metta. Ed il nostro amico peloso? Cosa ne penserà? Spesso parlando coi miei Soci al Centro Cinofilo, racconto la “parabola” del cane “sfigato di Natale”. Chi è costui? E’ il classico regalo di Natale (a volte, ma non sempre, inopportuno e sbagliato); entra a far parte della nostra famiglia nel periodo più bello dell’anno: famiglie riunite e, normalmente, in sovrannumero vista la presenza di nonni, zii, nipoti , cugini ed amici. I bambini a casa per le vacanze natalizie, così come i genitori. Questi cani, di norma, nel periodo 20 dicembre – 6 gennaio non hanno coscienza del fatto che esista un pavimento e che vi potrebbero, perfino, camminare sopra solo se….fossero appoggiati a terra! In genere, invece, passano dalle braccia di un bambino a quelle di un altro, da quelle di papà a quelle di mamma, da quelle di nonno, zio, a quelle degli altri. Il cucciolo assiste attonito anche alle piccole “risse” familiari tra bimbi “adesso passamelo, tocca a me tenerlo in braccio, tu lo hai tenuto per mezz’ora” prontamente sedate dai genitori che stabiliscono una rigida turnazione per lo “spupazzamento” del piccolo. Ecco, questo piccolo esserino, che diventa il centro del mondo familiare per 15 giorni, il 7 gennaio mattina si vede improvvisamente “abbandonato” da tutto e tutti: dove sono finiti i bambini, i genitori, i parenti tutti, gli amici? Probabilmente, nella sua mente, proverà a darsi una spiegazione del perché, pur non avendo fatto nulla di consapevolmente sbagliato, tutti lo abbiano abbandonato. Affiora quindi (è un eufemismo) quella che viene definita come “ansia da separazione”. Non è questa la sede per una discussione di tipo tecnico sul cosa sia questo tipo di reazione che si manifesta in alcuni soggetti quando rimangono soli o separati dal proprietario, i cui effetti, invece, molti ben conoscono. Vorrei invece tornare sul filo conduttore di questa disamina legata al Coronavirus. Temo, purtroppo, che gli effetti del post Covid 19 saranno similari, se non uguali, a quelli della “parabola” natalizia narrata. Difficile spiegare, e far comprendere al nostro compagno a 4 zampe, che il “cessato allarme” porterà ad una nuova (o vecchia) situazione che lo vedrà, per taluni aspetti, non voglio dire trascurato ma quantomeno non più al centro delle nostre attenzioni. Immagino sarà traumatico per lui (o lei). Ritengo quindi opportuno riflettere sull’argomento già da oggi: non aspettiamo di “vedere la luce in fondo al tunnel” dell’emergenza per iniziare a pensare al dopo. Pensiamoci oggi. Iniziamo da subito con tutte quelle serie di provvedimenti che, di norma, un Educatore suggerisce ai proprietari per evitare questo tipo di problema comportamentale. Pur se comprensibilmente difficile in questo momento, impariamo a non ingenerare nel cane un’eccessiva dipendenza ed attaccamento, lasciamogli vivere la sua giornata in maniera autonoma. Ovviamente si alle passeggiate, ai giochi, al trascorrere di momenti di “coccole” ma……senza esagerare. Uscite di casa (se necessario ovviamente) senza preoccuparvi che lui rimanga da solo: lo fate normalmente quando andate al lavoro, perché mai oggi dovrebbe essere diverso? Senza dilungarmi, sinteticamente potremo dire che il miglior modo di approcciare il problema sarebbe quello di rendere il nostro comportamento nei confronti del nostro amico a 4 zampe quanto più simile a quello cui era stato abituato. Ricordate che ogni cambiamento, e particolarmente se con accezione negativa, è un trauma per il nostro amico peloso. Pensate che lo fate per il suo bene e vedrete che ….andrà tutto bene, sia per noi che per loro.

Pier Paolo Perisotto

Tecnico in riabilitazione comportamentale OPES

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